11 settembre, 2007

IMPARATE DA BOLOGNA

All'inizio venne Cofferati. Nell'autunno del 2005 il sindaco di Bologna lanciò una campagna contro i lavavetri. Secondo lui c'era un racket e bisognava colpirlo. I carabinieri si misero alla ricerca del racket, e dopo qualche tempo dovettero smentire la tesi del sindaco. Non c'è nessun racket, sono solo poveracci che chiedono danaro in cambio di un lavoro utile: lavano vetri e se vuoi puoi dargli mezzo euro. Ma la gente si incazza. L'automobilista che alle sette di mattina, incolonnato in una fila eterna respira gas di scarico è triste, rabbioso, aggressivo. E come non capirlo? Va al lavoro. I prezzi salgono. I salari scendono. E quando sei incazzato hai bisogno di prendertela con qualcuno, possibilmente più debole e più povero. Il lavavetri è perfetto. In Italia sta nascendo un nuovo partito. Anche se si chiama democratico quel partito ha deciso di presentarsi sulla scena con una campagna che non si può qualificare altrimenti che razzista.

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