14 settembre, 2006

400 MILA EURO DI RISARCIMENTO PER IL FUMO PASSIVO IN UFFICIO

Per la prima volta in Italia maxirisarcimento da condanna inflitta per fumo passivo. La vertenza è stata vinta dal Codacons che difende gli interessi degli eredi di una dipendente del Ministero dell’istruzione, colpita da cancro ad un polmone per fumo passivo. Il giudice ha condannato il ministero dell’Istruzione ad un risarcimento di 263mila euro per danno biologico e ad altri 123mila euro per danno morale in favore degli eredi della donna, che non aveva mai fumato ma era costretta a lavorare in un ufficio dove per sette anni aveva respirato il fumo delle colleghe.La dipendente non aveva mai acceso una sigaretta in ufficio, in casa sua non fumava nessuno, né il marito e neanche il figlio. Per sette anni si è battuta per fuggire da un ufficio “camera a gas”. Invece è stata costretta a lavorare accanto a colleghe fumatrici e intolleranti verso chi del fumo non sopportava nemmeno l’odore, tanto da impedire l’apertura di porte e finestre. Nel 1992 la donna ha scoperto di avere un tumore al polmone. La diagnosi della biopsia è stata inequivocabile: carcinoma epidermoidale, cancro provocato da tabacco, dal fumo aspirato in ufficio. Un intervento chirurgico le ha portato via una parte di polmone. Poi vari cicli di chemioterapia e la debilitazione dell’organismo. Quando è tornata al lavoro, in ufficio si continuava a fumare e lei ha dovuto subire. Tre anni fa la decisione di fare causa. Agli avvocati del Codacons è bastato invocare il codice civile e le norme sulla tutela della salute nei luoghi di lavoro per dimostrare che l’impiegata si era ammalata di tumore per colpa delle sigarette a ripetizione di tre colleghe che dividevano con lei una stanza al ministero dell’Istruzione.

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